About This Project
309. Deserto dei Tartari – Progetto
1976, bronzo, h. cm 24 x 32 x 59
Foto Mario Mulas
Era il settembre del 1941 e io, sottotenente del genio alpino, mi trovavo in Val Monastero intento col mio plotone alla costruzione, per addestramento, di una strada militare che da Tubre saliva più in alto, sino al crinale lungo il quale correva la linea di confine. Da lassù, quasi dal cippo, potevo vedere molto più in basso, piccolo e lontano, un paese “straniero”. Era MÜSTAIR, circondato da mura, con una abbazia carolingia (San Giovanni) e un convento fortificato. Conoscevo quel nome perché sapevo che lì, tra il 1890 e il 1900, erano andate a studiare tedesco e francese le sorelle più giovani di mio padre, scendendo in carrozza dal passo dello Stelvio. Fu dunque nella mia piccola tenda che di notte, a lume di candela, lessi per la prima volta il Deserto dei Tartari.
Da allora, come un desiderio insoddisfatto, mi è rimasta dentro la curiosità formale di sapere come era fatta la fortezza di Buzzati, al cui libro costantemente la mia particolare condizione del momento e il mio stato d’animo sempre mi riconducevano sin quasi all’immedesimazione.
Nel 1976 una rilettura, fresca e intensa come la prima, ridestò, più virulenta che mai, la mia curiosità e la mia ansia di dare una forma alla Fortezza Bastiani in cui così a lungo visse il tenente Giovanni Drogo. In quell’anno, senza un deliberato disegno, presi a modellare direttamente in gesso, quasi per divertimento, qualcosa che ancora non sapevo cosa fosse. Poi, quasi all’improvviso, da uno spazio che immaginavo quale una landa desertica, sorse il fantasma di una costruzione che prese forma in un tempo brevissimo. Mi ritrovai tra le mani, inopinatamente, e subito la riconobbi, la fortezza che avevo tanto cercato e che era rimasta sopita in me per più di trent’anni [M.N.].